Déjà-vu Italiano
il paesaggio italiano tra "sensazione del ricordo" e "icona pop"
Credo che la capacità di narrare storie risieda nella facoltà di celare i confini tra il reale e l'immaginario.
Mi rendo conto di fotografare il paesaggio italiano focalizzando continuamente una "sensazione del ricordo", senza però cogliere alcun ricordo preciso: un crocevia tra amnesia cosciente e memoria collettiva.
Che siano i ricordi degli anni di piombo o della guerra fredda, le memorie di mia nonna sulla seconda guerra mondiale o delle inondazioni del Po, il "Pinocchio" di Comencini o il "Brancaleone" di Monicelli: il territorio diventa la guida per l'esplorazione di un universo visivo, storico e culturale condiviso che attraversa luoghi e generazioni.
La stessa foto realizzata poi con un apparecchio di quarant’anni fa sembra voler racchiudere quel periodo intercorso dalla fabbricazione della macchina allo scatto: come se il déjà-vu ed il tempo "percepito" volessero sfidare la fisica (concetto, quello del tempo, rimesso in discussione a sua volta dalla fisica quantistica).
Confabulazione (falsi ricordi) e cronestesia (percezione del tempo) rivelano così tutta la vulnerabilità di questo fondamentale processo identitario chiamato memoria.
Il progetto - "Déjà-vu Italiano" è stato ospitato alla rassegna OFF di Fotografia Europea 2017, Reggio Emilia, Italy